Capitozzare: un verbo dannoso

Post

Comments   |   NOTIZIE

La capitozzatura è un crimine contro la natura, come atto in se stesso, e non dovrebbe essere mai attuata, partendo da un presupposto di rispetto nei confronti degli alberi. Tutte le persone sensibili al rispetto per la vita non possono che indignarsi di fronte a tale scempio.

Mentre in passato tale intervento era giustificato dal voler dare una forma geometrica agli alberi, oggi vi sono motivi legati, anche e soprattutto, al fattore sicurezza. Un albero capitozzato, sicuramente si ammalerà, avrà una vita certamente più corta.

Le grandi ferite sono luogo di accesso a numerosi agenti patogeni (a nulla servono i mastici protettivi, con o senza fungicidi, che non fanno altro che aumentare le probabilità di marciumi). Inoltre l’albero capitozzato perde gran parte delle sue risorse ormonali ed energetiche e deve fare ricorso alle riserve che possiede all’interno del fusto, andando così incontro a sicuro deperimento. Infatti l’unico modo per l’albero di produrre energia e nuovi tessuti è quello di svolgere la fotosintesi, che ovviamente si attua nelle foglie. La primavera successiva alla capitozzatura l’albero non potrà emettere direttamente le foglie, ma sarà costretto a produrre una moltitudine di nuovi getti, e sarà sicuramente in ritardo sulla produzione di foglie rispetto al suo naturale ciclo. Tutto questo si traduce nei seguenti risultati: aumento delle probabilità di aggressione da parte dei patogeni, che diviene esponenziale, e parziale incapacità dell’albero a reagire, perché le sue risorse sono tutte incentrate a ricostruirsi una struttura per sopravvivere. Le conseguenze sono una sicura diminuzione della longevità, nella migliore delle ipotesi, se non la morte immediata.

Abbiamo ora affrontato l’argomento in termini fisio-patologici, puntualizzando come tagli esagerati stressino l’albero e favoriscano marciumi e carie a carico del tronco. Vediamo ora quali conseguenze insorgono da un punto di vista statico ovvero di sicurezza, che sono quelli che ci preoccupano di più. Un albero che presenta cavità e marciumi è sicuramente meno solido di uno che ha il tronco completamente sano. Se guardiamo le nostre alberature, che hanno subito capitozzature in passato, possiamo notare buchi, marciumi e cancri, quindi tutto l’albero ne risulta compromesso. Ma come reagisce un albero che ha subito una capitozzatura? La pianta trovandosi privata delle sue branche, cercherà di emetterne di nuove nel minor tempo possibile. La conseguenza è lo sviluppo da gemme avventizie di numerosi, ma deboli, succhioni che produrranno molte foglie. Questi nuovi ramoscelli (poi grossi getti!) si inseriscono sulle vecchie diramazione con una fragile giunzione che si romperà alle prime forti ventate. Le conseguenze sono facilmente immaginabili: nuove ferite per l’albero, ma anche rami di diversi chilogrammi che possono cadere su auto e persone. Quindi mantenere un albero più basso non è sinonimo di sicurezza. Gli alberi sono come i palazzi, non vengono giù a caso, ma solo se danneggiati o a causa di forti sollecitazioni. Vogliamo tenere gli alberi bassi, ma lasciamo che i grattacieli coprano la nostra visuale. Gli alberi sono strutture perfette e bastano pochi tagli e un controllo periodico della loro salute, per non temere danni. Ne è un esempio Torino, dove nei viali, in cui ogni giorno passano miglia di persone, troneggiano platani di oltre 15 m. Concludo inoltre evidenziando che nelle operazioni di potatura è molto importante che gli operatori del settore, se sono tali e quindi professionali, pongano attenzione a non danneggiare gli alberi. Spesso infatti, si possono osservare numerose scosciature a bordo dei tagli e ferite inflitte con i macchinari sul fusto e sul colletto.

Leave a Reply