Quando nella notte dei tempi i primi arboristi cominciarono a salire sugli alberi nacque da subito il problema di come installare direttamente, la corda per salire, nella parte più alta della canopea. Ci fu un grande summit dove ognuno, diceva la sua chi voleva usare delle colombe ma queste non riuscivano a sollevare in volo la corda. Altri proposero delle scimmie ma erano dispettose e spesso usavano la corda per legare gli arboristi e rubargli la merenda.
Così riuniti tutti in cerchio passavano le stagioni, le foglie sbocciavano, ricoprivano le chiome per poi diventare gialle e quindi seccare e cadere ma la cima degli alberi rimaneva sempre lontana, faticosa e pericolosa da raggiungere. Una notte d’estate però mentre tutti sedevano attorno al fuoco, giunse una bellissima ragazza dai capelli lunghi, setosi e biondi. Quasi senza parlare, mostrò loro un lungo sottile filo, che la leggenda narra sia stato fatto con i suoi capelli, agli estremi due sacchetti con un misterioso e pesante contenuto che nessuno MAI, ha potuto scoprire. Con estrema facilità mostrò loro come il pesetto potesse essere lanciato in alto con grazia, precisione e senza il minimo sforzo. Gli antichi furono così euforici e grati di questa rivelazione che alzarono lodi in gloria a quella misteriosa, musa, che rivelò all’umana stirpe degli arboristi, la tecnica del lancio della sagola.
Ma quello che viene donato all’umanità, non è mai gratuito, per i primi tempi, in effetti, gli iniziati goderono di uno stato di grazia che rimase infuso dentro di loro e diedero mostra di capacità di potenza e precisione che non si seppe mai dire se fosse stato di ispirazione angelica o demoniaca. Ma con il passare degli anni anche loro dimenticarono la fragranza del profumo dei capelli della musa. Così nelle cupe, fredde e nebbiose mattine boreali, le sagole cominciarono ad impigliarsi in qualsiasi cosa fosse al suolo, foglie rametti, arbusti e persino le caviglie degli arboristi stessi. L’antica rivelazione cominciò a mostrare il suo vero volto, al lancio della sagola, si vedevano partire grovigli e parrucconi, i pesetti carambolavano fra i rami come animati da una forma di perverso isterismo, e si andavano ad incastrare in qualsiasi fessura, buco o monconcino di rametto spezzato fosse presente sull’albero. Molti, troppi, arboristi hanno perso la loro anima a causa dei grovigli che la sagola ha provocato nei loro cuori e nei loro stomaci. Da allora è stato pianto e stridore di denti. Alte lamentazioni giunsero al cielo, e troppe volte fu coniugato il nome di Dio.
Molti di loro a causa di tutto ciò hanno cambiato lavoro, si sono dati al mare e si sono rifiutati di lanciare qualsiasi tipo di sagola per recuperare le gomene di ormeggio, facendo così infrangere sui moli, traghetti e mercantili. Altri si sono dati al lavoro nelle cave ma pur di non stendere la miccia si sono fatti saltare con la montagna. Nei loro occhi il delirio, sono morti con un urlo di liberazione dalla loro follia. Gli ultimi indossarono solo stivali per non avere mai più a che fare con qualsiasi cosa somigliasse ad un filo. Per quanto vi possiate esercitare, per quanto siate meticolosi nel tenere in ordine le vostre sagole, non sfuggirete al garbuglio, o al peso che girerà sedici volte attorno ad un ramo per poi incrociarsi su se stesso e infilarsi in una punta, e sentirete sopra di voi una satanica risata di donna e tutto comincia a girarvi intorno, allora riderete anche voi legherete la sagola al vostro truck 4×4 da 400 cavalli e partirete urlando, dopo aver bevuto un litro di caffè, il cliente si metterà a piangere e vi rincorrerà con i soldi in mano ma voi sfreccerete sulla quattro corsie con mezzo albero attaccato dietro, con i capelli ritti e urlando ininterrottamente, finché non vedrete apparire i cartelli stradali scritti in cirillico. Fu così che il diavolo donò la sagola agli uomini e con il favore di un vantaggio annunciato prese molte delle loro anime. Come si dice la strada dell’inferno è lastricata di buoni propositi.
Grande Riccardo, ben fatto, ironico, scorrevole e pieno di fantasia, super
Solo un genio poteva scrivere questa
tristee ma reale storia antica.
Bellissima, grande Riki
Eccelso, quanto struggente